mercoledì 16 marzo 2011

Sull'Arte dei Videogiochi

Eccoci ad un nuovo post perduto, da mesi in attesa di essere pubblicato (qui) e ora miracolato e riproposto.
A dire il vero questo lo potremmo definire con un post pigro... ma tant'è.

Si tratta di un mio commento ad un articolo su Ars Ludica sull'atavica, interessantissima nonchè sterile "Diatriba sul fatto che i videogiochi possano essere arte o meno", edizione Roger Ebert, seconda ristampa.
Se non siete tra i pochi visitatori che sono capitati qui mentre googlavano "fica, tette, culi" (ho messo il testo invisibile nel blog per fare più HIT!), allora già saprete come la pensiamo.

Tuttavia... siccome alla fine non parlo proprio di Arte e Videogiochi... insomma potreste trovarlo interessante.

Salve a tutti,

è la terza o quarta volta che mi imbatto in questo argomento “Videogiochi e Arte”, non posso più esimermi (la pigrizia del videogiocatore esiste) dal dire la mia. È un piccolo contributo perché molte delle cose che penso al riguardo sono già state dette nei commenti precedenti, il che, oltre a farmi piacere, credo abbia contribuito non poco a farmi scavalcare la suddetta pigrizia.
 Potete prenderlo come un complimento, essendo questo è il mio primo commento sulle pagine di Ars Ludica, era doveroso.

A questo punto ci sono due cose che vorrei aggiungere, magari abbasserò un po’ il livello della discussione ma oltre all’aspetto più intellettuale di questo argomento, credo si dovrebbe perlomeno accennare anche ai suoi aspetti più “terra-terra” come si dice dalle mie parti.

1)Alla domanda perché per i giocatori è importante che i videogiochi vengano considerati arte… Io rispondo che per capirlo bisogna fare un passo indietro. Chi si pone questa domanda deve realizzare che i videogiochi sono prima di tutto una Passione, e una passione non si valuta. La si vive e la si ama e questo giustifica le nostre reazioni a chi la offende o la sminuisce. Dirò di più questa “offesa” come spesso accade quando si parla di passioni, si trasmette al giocatore, agli appassionati stessi, quando ci toccano una nostra passione è facile prenderla sul personale (anzi credo sia pure legittimo, una Passione per me è un valore affettivo a tutti gli effetti). 
E implicitamente rispondo anche alla varie domande retoriche: l’unico motivo per cui un giocatore spende tutto quel tempo davanti ai videogiochi è perché gli piacciono, ne trae soddisfazione, lo appagano, questo è tutto ciò che gli serve. E sarà sempre così qualunque cosa ne pensi un critico di cinema.
2) Ho detto che si va sul personale, magari quanto aggiungo in seguito aiuterà a chiarire il mio punto di vista.
 Ho notato che, come ci si aspettava (e si aspettava il povero Ebert), il discorso si è infranto sulle “definizioni”. Il punto è che le “definizioni” appartengono ad un modo di agire e di pensare che non si adatta alle nostre argomentazioni. Le “definizioni” sono, come è stato giustamente fatto notare, delle convenzioni che servono per comunicare, per accordarsi, per razionalizzare, per cristallizzare il flusso di dati e informazioni che il nostro cervello riceve in continuazione dal mondo e permettergli di elaborarlo consapevolmente per costruire teorie e/o strutture logiche, che in quanto tali e per quanto formalmente eleganti sono rilegate all’ambito appunto della logica. Vi sembra che l’arte appartenga a questo ambito? Certo può farlo ma sottometterla alla ragione o alle leggi della logica è quantomeno riduttivo e soprattutto limitante, spero che almeno su questo tutti (anche i critici cinematografici) possano convenire (certo le varie forme d’arte hanno le loro regole, ma credo siano per lo più tecnica che non logica, ma potrei essere smentito).

Tanto più che l’essere umano non agisce né pensa per logica. Può farlo è gli è tornato talmente comodo che oggigiorno sembra che questo sia l’unico modo di pensare e tutti si sforzano di eccellere in questo esercizio. Ma in realtà l’uomo non pensa e agisce in questo modo (le mie non sono teorie new age è la scienza a dirlo), l’uomo ragiona per euristiche, una miscela di calcolo delle probabilità e collegamenti causa-effetto che spesso avvengono a livello inconscio e che sebbene…
Vabbe’ aspettate. Perdonatemi se risolvo la cosa con un esempio ma è un argomento piuttosto complicato e non sono sicuro di saperlo esporre.
Prendiamo un bambino piccolo, il padre gli mostra una macchina rossa e gli dice:”vedi questa è una macchina rossa”, il bambino registra l’informazione è apprende un nuovo concetto (questo passaggio è importante!), poi il padre gli mostra lo scudo di un modellino di Gundam e gli dice che lo scudo è rosso, poi la bandiera della Roma, e gli dice che è gialla e rossa, lo porta sul prato e gli mostra i tulipani rossi…. Quando lo lascia nella vasca delle palline colorate al supermercato, anche se il bambino non ha ancora mai visto in vita sua una pallina saprà riconoscere le palline rosse dalle altre senza possibilità di errore.

E, colpo di scena, il bambino non conosce la definizione di rosso (a dirla tutta non saprei definirlo nemmeno io… con un codice RGB forse ma non credo che me lo abbiano spiegato in questi termini…).
Ecco perché alcuni videogiochi sono Arte. Quando un giocatore parla di videogioco come forma d’arte lo fa utilizzando gli stessi criteri (tecnici, emotivi, intellettuali ecc) con i quali giudica il resto dell’arte… riutilizzando un concetto che ha ereditato dalla generazione precedente, perché il bambino solitamente impara dal nonno, ma è il nonno che non impara dal bambino, ecco perché il povero Ebert non è capace di intuire l’arte insita nei videogiochi attuali.
Ed ecco perché mi incazzo quando qualcuno pontifica che non possono essere arte. Perché sta indirettamente dicendo che io sono un idiota e i miei valori inconsistenti. Era una critica che potevo accettare da bambino, quando ci dicevano che da adulti avremmo perso interesse in questi “giochetti elettronici”, non adesso che sono grande grosso e vaccinato. Ma guarda un po’? Siamo la prima generazione di adulti cresciuti a videogiochi e ancora giochiamo, e non siamo dei disadattati: come già stato detto abbiamo altri interessi, vita sociale, lavoro (ok mi sa che qui in molti lavorano su e per i videogiochi ma vabbe’ sempre lavoro è…), eppure per noi vale ancora la pena di trovare il tempo per giocare.

In realtà, tutti quelli che sminuivano il videogioco li abbiamo già sconfitti.

Se poi siete interessati a sapere come si conclude con quel matusa di Ebert, leggete qui.
Se volete sapere come finirà la diatriba, aspettate e vedrete.

Se volete saperne di più, su questo stesso blog dovreste trovare un filmato della McGonigal (video del momento n.2) anche lei ne disse 4 a Ebert.
Ancora meglio potreste visitare i siti di Tale of Tales, Ice Pick Lodge...
Giocarvi Braid o Journey...
(niente link, ve l'ho detto che era un post pigro)

Di solito postiamo separatamente, ma data l'importanza e la gravidanza (?) dell'argomento, se G1 volesse aggiungere qualcosa, @G1 feel free you're welcome.

Note a pie' di pagina.
1. Ci tengo a precisare che questo commento l'ho scritto prima di leggere il "Nome del Vento" di Rothfuss... incredibile eh?
2. Mi è arrivato oggi il secondo libro della trilogia!!! Come faròòòòò! TROPPA ROBBBA!

0 commenti:

Posta un commento